l'ammazzasentenze
13 ott 2008
In aula, la proposta di Compagna ottiene il placet del governo per bocca del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ex toga di Unicost candidata da Berlusconi. L'opposizione, stavolta (e non come per il lodo Geronzi), reagisce. Il democratico Felice Casson chiede il voto elettronico. Su 271 presenti, 159 sono a favore, 111 contro. Dice l'ex pm di Venezia: "La maggioranza aveva proposto la norma in commissione, ma il governo era contrario. Poi rieccola in aula. Io e Gerardo D'Ambrosio ne abbiamo ragionato e il nostro è stato un no convinto". Due leggine in cinque anni. La prima ripescò Carnevale dalla pensione, dov'era finito per via del processo per concorso in associazione mafiosa che gli aveva mosso la procura di Gian Carlo Caselli. Fu assolto nel 2002. L'anno dopo ecco un comma nella Finanziaria per restituire onore e carriera ai dipendenti pubbl ici, toghe comprese, finite nelle maglie della giustizia ma uscitene illese. Non solo possono tornare in servizio, ma recuperare pure gli anni persi sforando l'età pensionabile. Un dl del 2004 fa di più e consente ai reintegrati di ottenere un posto in sovrannumero. Al Csm si scatena la guerra. Parte il ricorso alla Consulta perché la legge incide sui poteri del Consiglio. La Corte lo boccia. Il braccio di ferro prosegue, il Csm stoppa Carnevale che ricorre al Tar e al Consiglio di Stato. Dove vince. In un drammatica seduta, finita 11 a 10, in cui anche la sinistra si divide, "l'ammazzasentenze" ottiene il posto di presidente di sezione civile della Suprema corte. Commenta: "È un atto dovuto". La sua unica aspirazione è conosciuta da tutti. Diventare primo presidente. Con la leggina fresca di voto (e se la Camera la conferma) ce la farà. L'attuale capo, Vincenzo Carbone, va in pensione a m età del 2010. Lui avrà 80 anni, potrà ridire, "sono il più anziano". Al Csm sono basiti. Ezia Maccora, ex presidente di Md della commissione per i capi degli uffici, che ha fatto del ringiovanimento della dirigenza uno degli obiettivi del suo lavoro, commenta: "A Taormina ho sentito Alfano apprezzare il nostro sforzo per fare nomine basate su capacità e merito. Questa norma invece va in direzione opposta e consente a un magistrato in età molto avanzata di concorrere ugualmente". Ma per lui ogni strappo è possibile.
Sembra una notizia come tante, uno scandalo “normalizzato” nella consuetudine ormai accettata, cioè che la casta fa ciò che vuole senza discussioni inutili, come era abitudine della nobiltà francese alla vigilia della rivoluzione.
Eppure per chi come mè ha vissuto quell’epoca, ha sentito per radio, cronaca diretta, il ritornello dei mafiosi assolti in cassazione, che ha visto la “promozione” di Falcone ad altri incarichi nello stesso momento in cui Carnevale veniva “riconfermato” nonostante tutto, chiarissima sentenza di morte per il giudice onesto e schiacciante vittoria del mafioso, chi ha vissuto dal vero questa orrenda storia che è “la storia” sempre uguale del proprio paese, allora Carnevale non è più un uomo, non è più un giudice, non è più l’esponente istituzionale al servizio della mafia, è molto di più, è il simbolo impersonificato del sistema, che è sistema mafioso oltre ogni ragionevole dubbio. Colpevole!
Alberto Conti