PER IL BENE COMUNE: UNA BELLA LISTA
13 mar 2008
Ci vorrebbero anche far dimenticare di quando, nel 2006, il governo Prodi ha calpestato le solenni promesse elettorali fatte a Venezia da Rutelli: “Sul Mose faremo esattamente quello che ci chiede Cacciari, quando sarà eletto sindaco”.
Quella volta, in molti, ingenui, ci abbiamo creduto. Personalmente, al ballottaggio, ho fatto una forte campagna a favore di Cacciari sindaco, anche perché, dall’altra parte (coperti dietro la faccia pulita di Casson), c’era quella cosiddetta “sinistra” e quei cosiddetti “verdi” che il Mose lo avevano approvato in Consiglio Comunale, con la furbizia di dire “No al Mose… a meno che il governo Berlusconi con accetti tutte le nostre durissime condizioni”. Le condizioni era così “dure”… che Berlusconi le ha accettate il giorno dopo. E ora ci ritroviamo il Mose, tra mille sconquassi e illegalità, tutte coperte dal governo Prodi e dal suo solerte scudiero-con-le-mani-pulite Di Pietro. Invano abbiamo detto e ridetto che “Arca” costava un decimo del Mose, non faceva danni all’ambiente e risolveva il problema delle acque alte eccezionali…
Ora vorrebbero farci perdere la memoria anche per:
la Tav, una bestemmia dal punto di vista economico, ambientale e dei trasporti (mentre i pendolari viaggiano su carri bestiame),
l’esercito italiano mandato in guerra in Irak e poi in Afghanistan, grazie a Berlusconi, Prodi e D’Alema
la vergogna dei rifiuti di Napoli, terra del pluri-inquisito Bassolino e del distratto Pecoraro,
l'aumento ulteriore delle spese militari e del 61% delle esportazioni di armi, grazie ai ministri Bonino e Parisi,
la chimica del cloro a Marghera, solennemente bocciata dall’85% del popolo veneziano, ma difesa a spada tratta da Cacciari e dai suoi, tradendo la fiducia degli elettori, in cambio, forse, di un pugno di chimici.
Contando sulla nostra smemoratezza, ora ci vengono a chiedere il voto per Veltroni ed il “falco” di Confindustria Calearo o per Bertinotti ed il “nonviolentissimo” dei centri sociali napoletani Caruso. Con che coraggio?
Con che coraggio ci spiegano che solo a loro si da un “voto utile”: a fare che cosa?
Ecco perchè, questa volta, è diffusissima la voglia di NON votare per nessuno.
Con due “avversari” che si copiano il programma, che si scambiano i candidati (industriali, ex prefetti, ex ministri), e invitano gli elettori a votare “per i partiti maggiori” (l'uno o l'altro, poco importa...).
Con TUTTI i partiti che:
- calpestano l'articolo 11 della Costituzione (“L'Italia ripudia la guerra”) votando e rivoltando la presenza e gli enormi finanziamenti per l'esercito italiano in Afghanistan
- contemporaneamente, si aumentano lo stipendio di parlamentari
- impediscono che gli elettori possano scegliere, con una preferenza, il candidato che preferiscono.
Per dare una risposta a questo squallore, per cercare di dare un segnale di speranza a chi non si rassegna, senza pensarci più di tanto, ho deciso di accettare la proposta, fatta dal sen.Rossi ai movimenti ecologisti, nonviolenti e femministi, di candidarci nella lista civica “Per il bene comune”.
Non conoscevo personalmente Nando Rossi, uno dei due soli senatori che hanno votato contro la guerra in Afghanistan; l'ho ascoltato all'assemblea (per discutere l’ipotesi di liste nonviolente, ecologiste e femministe, per superare l’abisso tra Palazzo e popolazione) che abbiamo organizzato a Bologna del 2 marzo scorso, e mi è sembrato una persona onesta: “Noi vi apriamo le liste; siete liberi di non accettare, ma forse non vi accadrà più di poter partecipare, come rappresentanti di movimenti di base, ad elezioni nazionali, senza l'enorme (insormontabile) fatica di raccogliere in tutta Italia, in pochi giorni, decine di migliaia di firme autenticate. Dobbiamo ringraziare anche Franca Rame che, garantendo la seconda firma di un(a) parlamentare, lo ha permesso”.
Mi fermo vi chiedo
invece di astenervi o annullare la scheda,
(se condividete le proposte del “manifesto di Bologna” riportate qui sotto)
di sostenere questa lista, che ha anche un bel nome:
“Per il bene comune”
Personalmente, qualora venissi eletto alla Camera dei deputati, prendo pubblicamente questi impegni:
- lavorare duro, in Parlamento e fuori, per portare avanti gli obiettivi (decrescita e benessere nella sobrietà, solare, smilitarizzazione del territorio, difesa e ampliamento della democrazia, società aperta e diritti delle donne) che nascono dalle lotte dei movimenti e che abbiamo sintetizzato nel “manifesto di Bologna”
- mantenere strettissimi legami con i comitati e le associazioni che nei vari territori danno l’anima per una società più pulita e solidale
- organizzare periodicamente assemblee, aperte a tutti, di verifica dell’operato in Parlamento
- versare a questi movimenti, per sostenere le loro attività, la metà dello stipendio da parlamentare (come ho già fatto, da consigliere regionale del Veneto, negli anni ’90) con un rendiconto pubblico trimestrale
presidente Ecoistituto del Veneto e direttore riviste Gaia e Tera e Aqua
capolista “Per il bene comune” in Veneto,
e candidato di sostegno in Emilia R., Friuli V.G, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Ecco lo spirito giusto che serve per questa nuova avventura.
Comunque andrà sarà importante non disperdere questa esperienza e soprattutto non disperderci perchè, anche se non riuscissimo a cambiare tutte le cose oggi,saremo domani importante stimolo per risollevare questo paese dalla strada del lento declino che ha ormai imboccato.
Non perdiamoci di vista perchè bisogna trovare altri Marco, altre e altri noi per ogni settore tematico della politica.
Anzi presentatevi tutti voi candidati e candidate in modo tale che da qui, dalle Tv locali e per diffusione sul territorio possiamo raccontare il bene comune alla gente.
Valfredo
Milano
Comunque un giorno vorrei poter discutere con tutti se è è meglio attuare un piano che prevede di eliminare le province o riunire i comuni (intendo dal punto di vista politico e non certo dal decentramento anagrafico e di controllo dei conti) così come ho scritto negli appunti inviati a Monia.
Tralasciando le tre province autonome già esistenti mi viene spontanea porvi la seguente domanda?
E se le province avessero l'autonomia federale e decisionale su tutto quello che dovà capitare sulle loro teste non sarebbe meglio?
Pensate alla provincia di Vicenza che decide sul DalMolin,o quelle campane che decidono sugli inceneritori o quella reggina e quella messinese per il ponte sullo stretto,o quella di Venezia per il problema legato a quello che dice l'autore oppure ancora quelle nuove(ben concepite in un piano organico e razionale legato ai trasporti pubblici e privati ,alle costruzioni ecc ecc)del tipo quella che potrebbe portare il nome "Pinerolo-ValdiSusa"non pensate che sia meglio che lasciare potere anche agli astigiani o altri ai quali i tunnel e dell'impiatto ambientale che avviene a 100 KM da casa loro non può fregare nulla perchè non ricade sulle loro teste?
E poi scusatemi tanto, ma del federalismo a due velocità del Veltroni non mi può fregare di meno perchè riconosce l'impossibilità di farlo per una parte d'Italia messa davvero male perchè preda nella sua parte politica dei poteri forti e in molti casi sottomessa a poteri criminali.
Tremo al sol pensiero di vedere una regione Calabria o una regione Campania federate e non per le persone oneste che vivono in quei luoghi ma per le cosche che li detengono il potere annientando il senso dello Stato.
E ,dopo questa chiara evidenza c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che bisogna pensare ai problemi del sud senza intervenire con intelligenza e forza?
Mah...
Valfredo
Milano