Se nessuno ne parla...

22 lug 2008

Gli incidenti sul lavoro "fanno notizia" solo se muore qualcuno, ossia nell'eventualità in cui i media siano obbligati a puntare i riflettori su questa strage continua.

Vediamo quindi un estratto da "L'altra casta. Privilegi. Carriere. Misfatti e fatturati da multinazionale. L'inchiesta sul sindacato", di Stefano Liviadotti, ed. Bompiani, 2008 (molto illuminante sulle tre confederazioni che, come definite dall'autore, sono "l'ottava impresa privata italiana dopo Fiat, Telecom, Luxottica, Edizioni Holding, Pirelli, Riva e Italmobiliare").

"Le leggi per la sicurezza sul lavoro ci sono. E, per una volta, sono pure buone. Nel corso degli anni novanta la legislazione italiana è stata adeguata a quella comunitaria, che è considerata una delle migliori su scala mondiale. Il problema è che non viene applicata, perchè mancano i controlli (...).
A Torino ci sono 30 ispettori per 68 mila aziende. A ciascuno toccherebbe dunque tenerne sotto controllo 2.266. Per fare capolino in ognuna di queste almeno una volta all'anno dovrebbe visitarne sei al giorno. Lavorando, però, anche a Capodanno e Ferragosto.
All'Asl 1 di Milano c'è un addetto al servizio di prenotazione ogni 1.200 imprese e 7.600 lavoratori.
Secondo il rapporto dell'Anmil, se si dovessero controllare tutte le aziende italiane con il personale attualmente a disposizione, ognuna di queste riceverebbe una visita ogni 23 anni."

Da quanto è dato sapere, il Governo Prodi ha provveduto ad effettuare delle assunzioni, ma il personale è stato parcheggiato negli uffici. Non solo, attualmente, le multe comminate dalle ASL (competenti per le ispezioni sul lavoro) vengono introitate dalle stesse strutture sanitarie, le quali, anzichè reinvestire le entrate appositamente per gli ispettori del lavoro, riversano il tutto nel profondo rosso del calderone delle Aziende.

Ma ovviamente nessuno ne parla (e in caso di incidenti...la solidarietà sindacale e istituzionale si spreca).

Monia

Pubblicato da Monia alle 18:10  
2 commenti
Alberto ha detto...

All'epoca della costruzione dell'impero romano, delle "grandi opere" che ancora possiamo ammirare, la morte di uno schiavo non faceva notizia, era cosa normale, assimilata dalla cultura popolare.
Oggi l'unica differenza è l'ipocrisia democratica, la dittatura dolce, la stegocrazia.
Certo ci vuole una classe dirigente allargata, mafiosizzata, efficiente nella sua inefficienza.
Giriamo sempre attorno allo stesso problema. A Milano dicono "ai danè".
Alberto

23 luglio 2008 alle ore 10:05  
Anonimo ha detto...

Brava Monia e bravo Alberto, bisogna continuare ad insistere, prima o poi a qualcuno comincerano ad aprirsi le orecchie.

Giancarlo

23 luglio 2008 alle ore 11:33  

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