Cromo esavalente nella Dora a Torino - Le prove

28 mag 2008

L'ex-villaggio olimpico costruito su scorie e veleni

Torino. Tutto sta a capire se, nonostante la bonifica, l’edilizia privata e commerciale è compatibile con un quantitativo imponente di scorie di acciaieria e con una falda inquinata da veleni di lavorazioni industriali pluridecennali: cromo esavalente, piombo, nichel e manganese.

In caso di risposta affermativa, quella degli enti preposti ai controlli e alle autorizzazioni, il capitolo che riguarda gli insediamenti sorti sul «comprensorio Vitali» di Spina3 - gli ex-villaggi olimpici riconvertiti all’edilizia pubblica -, può dirsi chiuso. A riaprirlo è la denuncia presentata in Procura da un cittadino. Si chiama Marco Bava: prima di candidarsi nella lista «Per il bene comune» è stato a lungo la «sentinella» della Lega nelle commissioni comunali.

Il discorso interessa le palazzine che occupano parte del «comprensorio Vitali» (50 mila metri quadrati su 250 mila), consacrato ad attività siderurgica dai primi del Novecento ed oggi interessato da un mega-intervento edilizio.

Un business colossale, e nel contempo l’occasione per recuperare una porzione dimenticata e inquinata di Torino. Così inquinata da imporre, dopo ripetute analisi, una prima bonifica. Nel 2003 si stimava il volume delle scorie tra 400 e 500 mila metri cubi. L’acqua di falda presentava forti superamenti del cromo esavalente e, in misura minore, di altre sostanze pericolose.

Un posticino poco accogliente, oggetto di valutazioni tra Comune, Provincia, Arpa Piemonte, la proprietà del terreno e l’azienda incaricata di metterlo in sicurezza: con costi mostruosi. In un altro documento (marzo 2003) si calcolava la spesa di conferimento in discarica, «dato l’elevato volume di scorie di acciaieria presente», in 80 milioni. Quanto è bastato per valutare la rimozione di tutta la massa dei rifiuti «non compatibile con il valore dell’area».

Così, dopo aver distinto tra scorie di acciaieria inerti (il 90%) e rifiuti pericolosi, si è proposto di lasciare le prime e rimuovere solo i secondi: 5 mila tonnellate di polveri più altre 3 mila di rifiuti interrati e scarti dell’area di filtraggio, la sorgente principale della contaminazione da cromo esavalente. Il costo è sceso a 12 milioni.
Insomma: le scorie sono rimaste dov’erano. Tanto più che «non è stato identificato rischio di contaminazione della falda». Anche così, la prudenza ha imposto di isolare con un «materassino bentonitico» l’area interessata dai detriti: compresa quella ad uso residenziale. Quanto alle acque, per qualche tempo è stato adottato un intervento d’emergenza basato su pozzi di pompaggio che le aspiravano e le restituivano in falda dopo aver abbattuto il cromo con solfato ferroso. Roba tosta. A proposito: la falda scarica in Dora.

I vincoli severissimi deliberati in vista di nuovi lavori edilizi rendono la consapevolezza di una situazione fortemente compromessa. Altri sono stati aggiunti in seguito: dalla realizzazione di nuovi punti di monitoraggio al divieto di scavare pozzi per uso idropotabile.

Comune, Provincia e Arpa assicurano che tutto è stato fatto a norma di legge, nè ci sono pericoli per la salute pubblica. Stando alle ultime rilevazioni, l’inquinamento in falda si starebbe lentamente attenuando. Mentre secondo Bava il buonsenso avrebbe imposto di non costruire su una zona così inquinata. C’è anche chi come Roberto Topino, specialista in Medicina del Lavoro, ha documentato la fuoruscita di un liquido verdognolo dagli scarichi che buttano in Dora. Ma questo evidentemente è considerato un dettaglio.

Fonte:www.lastampa.it

Pubblicato da Faber alle 17:53  
2 commenti
Monia ha detto...

Cromo esavalente nel comprensorio della Spina 3, area Vitali, di Torino e precisamente nel quadrilatero compreso tra via Borgaro, via Verolengo, via Orvieto e corso Mortara.


Nel corso delle indagini ambientali condotte nel 2002 presso la sede dell'ex acciaieria Vitali a Torino, è stata riscontrata una situazione di contaminazione dovuta alla presenza di Cromo esavalente in concentrazioni eccedenti il limite di 5 µg/l fissato dal DM 471/99 per le acque sotterranee, con un massimo pari a 455 µg/l in corrispondenza del pozzo di monitoraggio P4.

La sorgente principale del Cromo esavalente è stata individuata nelle vasche di neutralizzazione e filtrazione, nonché nell'area di terreno dove era presente la lavorazione di cromatura.

In virtù dell'elevato valore di Cromo esavalente riscontrato, è stata decisa l'installazione di un sistema di pompaggio e di trattamento con solfato ferroso dell'acqua di falda, definito Pump & Treat, che, come prevedibile, ha dato risultati modesti.

Gli ultimi monitoraggi indicano che i valori di concentrazione del Cromo esavalente, dal 2003 al 2005, sono rimasti superiori ai valori stabiliti dal DM 471/99 e dal DLgs 152/06 e pressoché costanti sia nell'area dello stabilimento, che immediatamente a valle di esso.

Un documento del 7 settembre 2006 precisa che la principale contaminazione nella falda è costituita dal Cromo esavalente in concentrazioni, rilevate in occasione delle più recenti campagne di monitoraggio della falda, fra 10 e 50 µg/l, con un picco di 282 µg/l, presso il già citato pozzo P4.



Il sito dell'acciaieria, fin dall'inizio del '900 sede di attività di tipo industriale siderurgico, ha una superficie di 250.000 metri quadri, che dovrebbe essere destinata ad uso pubblico e residenziale.

Tale area è risultata contaminata da scorie di acciaieria con superamento dei limiti consentiti da parte dei principali metalli pesanti (nichel, cromo e cromo esavalente).

L'inquinamento è stato riscontrato anche all'esterno del sito, dove sono stati trovati degli strati di riporto contenenti scorie di acciaieria.

Il volume delle scorie è stato stimato in circa mezzo milione di metri cubi.

Sono stati riscontrati anche altri contaminanti in quantità superiore ai limiti.

Visto l'elevato volume di scorie di acciaieria presente e considerato che il costo di conferimento in discarica è stato stimato pari a circa 80 milioni di euro (nel 2003), l'intervento di rimozione di tutta la massa dei rifiuti è stato valutato non compatibile con il valore dell'area.

Non è stato identificato rischio di contaminazione della falda derivante dalla permanenza in sito di queste scorie (sic!).

E' stato deciso di rimandare ad un approfondimento con la SMAT la decisione di autorizzare lo scarico delle acque provenienti dal trattamento nella rete fognaria o nelle acque superficiali.

Le determinazioni più recenti consistono nella preclusione alla realizzazione di pozzi ad uso idropotabile, nell'area costituita dalla prevedibile estensione della situazione di contaminazione da cromo esavalente dopo un tempo di 50 anni.

La Provincia ha richiesto alcune integrazioni perché ritiene che dopo lo spegnimento dell'impianto Pump & Treat, con un possibile nuovo aumento dei valori di Cromo esavalente, bisognerebbe installare un pozzo di monitoraggio nel punto limite presunto di contaminazione.

La Provincia ha anche richiesto un monitoraggio di carattere permanente e la registrazione sugli strumenti urbanistici dei vincoli derivanti dal permanere di acque sotterranee contaminate, al fine di garantire nel tempo la tutela della salute pubblica ed una adeguata protezione dell'ambiente.



Il cittadino potrebbe porsi alcune domande:

Non era il caso di informare la popolazione, che sembra all'oscuro di tutto?

Non conveniva bonificare l'area subito invece di programmare interventi di monitoraggio per 50 anni?

L'acqua e la salute delle persone non sono beni preziosi? Non valgono di più del costo stimato per la bonifica?

Perché in nessun punto dei documenti acquisiti viene precisato che il Cromo esavalente è un cancerogeno di prima classe al pari del benzene, dell'amianto, delle ammine aromatiche e delle radiazioni ionizzanti?




Ci sono tre aree distinte con rischi differenti.

La prima riguarda l´area della fonderia, che contiene le scorie proprie della lavorazione, che non sembrano essere un grosso problema.

La seconda riguarda l´area già edificata, dove dovrebbe esserci il materassino bentonitico e dove si eseguivano le lavorazioni di decapaggio e c´erano le vasche degli acidi.

La terza è quella dove c´era la fabbrica di cromatura e dove è stata trovata la fonte principale di cromo esavalente. In quest´area la CimiMontubi, giustamente, prevedeva uno sbancamento fino a 8 metri di profondità, al fine di bonificare l´area. Attualmente i lavori devono ancora iniziare.



I filmati si possono vedere su YouTube digitando: cromo esavalente prove



Cordiali saluti

Dott. Roberto Topino

Specialista in Medicina del Lavoro

3473130728

29 maggio 2008 alle ore 12:10  
Anonimo ha detto...

Torino purtroppo non è un caso isolato.

La scorsa estate, in seguito alla rottura di un cavo ENEL nel mare dell'Isola d'Ischia le analisi effettuate dall'Arpa Campania hanno rilevato presenza di PCB (POLICLOROBIFENILI), sostanza tossica/cancerogena, superiore per ben 1860 volte ai valori limiti stabiliti per legge.

Da allora nessuna autorità è intervenuta per vietare la pesca o la balneazione nella zona di mare oggetto dell'inquinamento nonostante le numerose denunce fatte.

Se c’è un magistrato a Napoli che segue il blog apra un’inchiesta.

18 agosto 2008 alle ore 17:35  

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